mercoledì 8 maggio 2013

Contrordine: esporsi al Sole offre più benefici che rischi


Esporsi ai raggi solari, da sempre sotto accusa per il rischio di sviluppare una qualche forma di cancro della pelle, in realtà, secondo gli scienziati avrebbe più benefici che rischi. In particolare l’esposizione della pelle al Sole può aiutare a ridurre la pressione sanguigna, e quindi ridurre il rischio di infarto e ictus, e anche prolungare la vita
LM&SDP
Scienziati dell’Università di Edimburgo gettano benzina sul fuoco della sempre accesa questione se esporsi ai raggi solari faccia male o meno, con uno studio che farà ancora più discutere gli esperti. Come ormai tutti sappiamo, sono in molti infatti a mettere in guardia dal rischio di sviluppare una qualche forma di cancro della pelle, a causa dei raggi UVA.

Se è chiaro che bisogna esporsi al Sole con un po’ di buonsenso, ciò che stupisce e che qualcuno, oggi, affermi che l’esposizione della pelle ai raggi solari possa fare più bene di quanto si dica – superando di fatto i paventati rischi.
Come detto, sono gli scienziati del Regno Unito ad affermare nel loro studio come vi siano tutta una serie di benefici derivanti dall’esposizione al Sole: solo per citarne uno, la pelle quando esposta al Sole rilascia un composto chimico nei vasi sanguigni che va ad abbassare la pressione sanguigna alta – riducendo così il rischio di essere vittime di infarto o ictus.

Solo considerando questo, è evidente che il beneficio supera il rischio: dato che i morti per eventi cardiaci sono di gran lunga maggiori che non quelli per cancro della pelle, ricordano gli scienziati.
Non solo dunque una benefica produzione di vitamina D, che consegue all’esposizione al Sole, ma anche la produzione di ossido nitrico, la sostanza che sarebbe responsabile dell’abbassamento della pressione arteriosa.

Gli scienziati hanno scoperto gli effetti benefici sulla pressione arteriosa su 24 volontari che si sono sottoposti a due diverse sessioni della durata di 20 minuti per mezzo di lampade abbronzanti a raggi UV. Durante la prima sessione, la lampada emetteva regolarmente i raggi UV, mentre durante la seconda sessione, soltanto calore – poiché i ricercatori avevano deliberatamente bloccato l’emissione dei raggi UV.

Come paventato dal dermatologo, dottor Richard Weller, e colleghi, quando i volontari sono stati esposti ai raggi UV delle lampade, la pressione sanguigna è calata sensibilmente per un’ora. Al contrario, non ha subìto modifiche quando le lampade emettevano soltanto calore.
I livelli di vitamina D, non hanno tuttavia registrato cambiamenti durante le due sessioni.

«Abbiamo il sospetto che i benefici per la salute del cuore della luce solare supereranno il rischio di cancro della pelle – ha spiegato Weller – Lo studio che abbiamo condotto fornisce un procedimento che potrebbe spiegare tutto questo. E, inoltre, spiega anche perché una dieta con  integratori di vitamina D da sola non sarà in grado di compensare la mancanza di luce solare».

«Abbiamo ora in programma di esaminare i relativi rischi di malattie cardiache e il cancro della pelle in persone che hanno ricevuto diverse quantità di esposizione al sole – aggiunge Weller – Se questo conferma che la luce solare riduce il tasso di mortalità da tutte le cause, avremo bisogno di riconsiderare i nostri consigli sull’esposizione al sole».
Bene. L’importante però è che si faccia chiarezza una volta per tutte e che i cittadini sappiamo finalmente come comportarsi nei confronti dell’esposizione ai raggi solari.

I risultati completi dello studio saranno presentati durante la International Investigative Dermatology Conference che si tiene dall’8 all’11 maggio a Edimburgo, in Scozia.

Addio capelli grigi, arriva la cura definitiva


Non si tratta di una tintura che maschera momentaneamente il problema, ma una vera e propria cura dall’interno che promette di restituire il colore ai capelli che l’hanno perduto. In più, cura anche la vitiligine
LM&SDP
Si parte dalla radice del problema – è proprio il caso di dirlo – per ovviare ai capelli grigi e, in più, curare anche disturbi come la vitiligine (la perdita di colore della pelle che si presenta con le tipiche macchie bianche).

A trovare dunque la cura per i capelli grigi, che potrebbe mandare in pensione le tinture per capelli, è stato un team di ricercatori della tedesca Arndt University di Greifswald, e del britannico Centre for Skin Sciences, School of Life Sciences, dell’Università di Bradford.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista FASEB (The Faseb Journal) e riporta come l’ingrigirsi dei capelli sia dovuto a un grande e diffuso stress ossidativo dell’organismo. Questo processo avviene a seguito dell’accumulo di perossido di idrogeno nel follicolo pilifero, il quale fa sì che i capelli siano oggetto di un sorta di trattamento con la candeggina, dall’interno verso l’esterno, con il risultato che il capello diviene bianco.

Ora però, il team coordinato dalla dottoressa Karin U. Schallreuter dell’Istituto per le Malattie Pigmentarie, ha trovato che questo accumulo di perossido di idrogeno può essere trattato con un composto a uso topico (locale) UVB-activated che hanno chiamato “PC-KUS” (il già noto Pseudocatalasi, tuttavia modificato). Come ritenuto da altri studi, il processo di Pseudocatalasi è ritenuto attivo nel trattare la vitiligine: questo nuovo trattamento, secondo gli autori, è più efficace.

In questo studio, i ricercatori hanno coinvolto un gruppo di 2.411 pazienti provenienti da diversi Paesi europei, tutti afflitti da vitiligine. Di questi, 57 erano affetti da vitiligine rigorosamente segmentale (SSV), mentre a 76 pazienti era stata diagnosticata una vitiligine mista, che è composta da SSV più vitiligine non-segmentale (NSV).
L’analisi dei casi ha permesso agli scienziati di scoprire che chi era affetto dalla vitiligine rigorosamente segmentale (SSV), con particolare e determinata distribuzione dei sintomi sulla pelle e nelle ciglia, mostrava lo stesso stress ossidativo osservato nella più frequente vitiligine non-segmentale (NSV) generale. La NSV è comunemente associata a una diminuita capacità antiossidante, compresi catalasi, tioredossina reduttasi, e i meccanismi di riparazione solfossido reduttasi metionina.

«Fino a oggi, è al di là di ogni dubbio, la perdita localizzata e improvvisa di colore della pelle e dei capelli può influenzare le persone in molti modi fondamentali – spiega Schallreuter – Il miglioramento della qualità della vita dopo il successo nella ripigmentazione totale, e anche parziale, è stato documentato».

Il trattamento studiato dai ricercatori promette dunque di risolvere non solo il problema della vitiligine, ma soprattutto quello dei capelli grigi dalla “radice”. La possibilità quindi di rimediare a questo fenomeno può avere grandi implicazioni sulla qualità della vita delle persone, sostengono gli esperti. Non più dunque mascherare l’incanutimento ma risolverlo e ritrovare il proprio colore naturale: un bel passo avanti.
Ora, non resta che attendere la possibilità di utilizzare questo nuovo trattamento.
http://www.lastampa.it/2013/05/07/scienza/benessere/addio-capelli-grigi-arriva-la-cura-definitiva-B0R0bDiwZOSkYorw6kRo4I/pagina.html